Quello sguardo giudicante: l'ansia sociale

novembre 15, 2024

ansia sociale_immagine di James Dryden





Una società che sottolinea costantemente l'importanza dell'essere sempre brillanti, interessanti, del non dover fare errori o fallire, è una comunità che educa involontariamente a quelle convinzioni disfunzionali alla base della cosiddetta ansia sociale.

Sofia era lì, seduta al suo banco. Quella mattina sembrava una mattina come tante altre dei suoi 15 anni, ma qualcosa era cambiato irrimediabilmente. Eppure, non riusciva a dire nemmeno a sé stessa cosa fosse.

Sì, era vero, i suoi genitori si erano separati, ma erano due persone sagge che lo avevano fatto pacificamente, si diceva. Lei poteva continuare la vita come prima, che sarà mai, continuava a ripetersi fra sé e sé.

Eppure, sentiva qualcosa, come quando un abito è troppo stretto e ti impedisce di respirare bene, stringendo proprio sulla bocca dello stomaco. Si ripeteva che era tutto a posto e, mentre ascoltava i suoi compagni interrogati alla lavagna, pensava di essere tranquilla. Conosceva bene l’argomento dell’interrogazione e se la sarebbe cavata benissimo, se l’avessero chiamata. Ecco, l’insegnante estrae il suo nome da quella scatolina sadica con i nomi di tutti gli alunni che, a sorte, decideva chi sarebbe stato “torchiato” in quella giornata.

Beh, lei, con sicurezza, uscì dal banco e andò alla lavagna. Iniziò a parlare e si girò verso la classe e verso l’insegnante, ma improvvisamente accadde qualcosa. Non riusciva più a vedere bene o, meglio, vedeva come se gli occhi dei suoi compagni fossero enormi, così come quelli dell’insegnante. Quegli occhi enormi la fissavano, ma non era uno sguardo qualsiasi. Guardandola, sembravano scrutarla fin dentro l’anima, pronti a coglierla in fallo. Al primo errore quegli occhi l’avrebbero fulminata, derisa e umiliata.

Sofia sentiva di non riuscire più a stare bene in piedi; ogni cosa nell’aula si muoveva e girava lentamente, come se si trovasse dentro una centrifuga che roteava piano. La voce non le usciva correttamente dalla gola e il tono divenne così basso che l’insegnante la richiamò, dicendole di alzare la voce. Niente: la sua mente era in uno stato confusionale e gli argomenti dell’interrogazione le vorticavano in testa come parole alla rinfusa, senza senso.

Com’era possibile? Lei, che era la rappresentante di classe! Lei, che non aveva mai avuto problemi a scuola o a studiare, improvvisamente si sentiva mancare la terra sotto i piedi.

Tornò al banco e si rese conto che qualcosa era davvero cambiato nella sua vita e che quel cambiamento, che non aveva voluto né vedere né sentire, era carico di un’emozione: la paura.

Quando la paura di essere giudicati diventa bloccante

L’episodio di Sofia, quindicenne diligente e sicura di sé, rappresenta perfettamente cosa significhi soffrire di ansia sociale. In apparenza, la sua mattina sembrava come tante altre: la scuola, i compagni di classe, l’interrogazione. Tuttavia, quando si è trovata di fronte alla classe, qualcosa è cambiato. Una sensazione di disagio l’ha avvolta e ha iniziato a percepire ogni sguardo come una minaccia, come se tutti stessero aspettando il minimo errore per giudicarla e criticarla. Sofia, che fino a quel momento era sempre stata capace e preparata, ha sentito il terreno sfuggirle sotto i piedi, soffocata da una paura irrazionale che non riusciva a controllare.

L’ansia sociale è una condizione caratterizzata da una paura intensa e persistente di essere giudicati, osservati o umiliati in pubblico. Può colpire chiunque, ma spesso si manifesta in modo particolarmente forte durante l’adolescenza, una fase della vita in cui le relazioni sociali e il confronto con gli altri assumono un’importanza centrale. Quella che viene comunemente scambiata per timidezza o riservatezza, diventa, per chi soffre di ansia sociale, un ostacolo debilitante che impedisce di vivere serenamente molte situazioni quotidiane.

Per un adolescente, come Sofia, questo disagio può manifestarsi in diverse forme: difficoltà a parlare in pubblico, timore delle interrogazioni, paura di essere osservati mentre si compiono azioni anche banali, come attraversare un’aula o fare un intervento in classe. Non si tratta di semplice nervosismo, ma di un’esperienza che può causare sintomi fisici e psicologici molto intensi.

Vissuti dell’Ansia Sociale

L’ansia sociale presenta una varietà di disagi che si manifestano sia a livello fisico sia a livello psicologico. Ecco alcuni dei più comuni:

- fisici: tachicardia, respirazione affannosa, sudorazione, nausea, vertigini, tensione muscolare, difficoltà a parlare chiaramente.

- psicologici: paura irrazionale di essere giudicati, pensieri negativi e autosvalutanti, confusione mentale, difficoltà di concentrazione.

- comportamentali: evitare le situazioni sociali, isolarsi, cercare di passare inosservati o rifiutarsi di partecipare a discussioni e attività pubbliche.

Nel caso di Sofia, la sua ansia si è scatenata quando si è trovata di fronte alla classe. Improvvisamente, il suo corpo e la sua mente hanno reagito in modo incontrollabile: gli occhi dei compagni e dell’insegnante sono apparsi enormi, i pensieri hanno cominciato a vorticare, la sua voce è diventata fioca e le parole sono sembrate svanire dalla mente. Questi disagi, per chi soffre di ansia sociale, sono più che semplici segnali di nervosismo; sono la dimostrazione di una paura profonda e bloccante.

Per Sofia forse il recente divorzio dei genitori potrebbe aver scatenato un cambiamento emotivo difficile da gestire, che lei stessa non era ancora in grado di riconoscere. Nonostante la separazione fosse stata pacifica, l’esperienza ha comunque rappresentato un evento destabilizzante, contribuendo a minare la sua sicurezza interiore.

Ma le difficoltà stabilmente presenti nelle situazioni sociali possono svilupparsi per varie condizioni che portano a credere di essere sbagliati, eternamente sotto giudizio e scrutati da una sguardo impietoso:

- osservare un compagno/a di scuola che viene preso in giro perchè arrossisce o è molto sudato di fronte agli altri.

- essere criticati e presi in giro per la propria timidezza ed essere rimproverati eccessivamente per un errore.

- un ambiente famigliare ed una comunità educante che sostengono uno stile educativo rigido, giudicante, che sottolinea gli errori non come possibilità di apprendimento, ma come motivo di biasimo e punizione. In cui la perfezione diventa la richiesta continua, che non accetta timidezze, errori e paure.

Ci si abitua a credere che quindi a causa della nostra imperfezione le cose andranno sempre male socialmente, a causa nostra e della nostra inadeguatezza. Queste convinzioni diventano pervasive e non consentono più di vedere alcun elemento positivo delle nostre interazioni sociali, perchè ogni volta si andrà alla ricerca di tutto ciò che conferma le nostre convinzioni di non essere adeguati e basta. 

Si diventerà estremamente impietosi verso se stessi più di quanto lo possano essere gli altri.

Il ruolo della comunità educante

Per chi, come Sofia, è colpito da questa profonda paura sociale, il supporto da parte di adulti di riferimento è essenziale. Insegnanti e genitori possono fare una grande differenza, mostrando empatia e sensibilità. Riconoscere i segnali di disagio e intervenire con delicatezza, senza minimizzare il problema, è il primo passo per aiutare l’adolescente a sentirsi compreso e sostenuto.

Gli insegnanti, per esempio, possono aiutare creando un ambiente di classe inclusivo e accogliente, evitando situazioni che possono risultare troppo stressanti (come le interrogazioni a sorpresa) per alcuni alunni che stanno attraversando periodi critici della loro vita. Anche i genitori possono fare molto, incoraggiando i propri figli a parlare delle loro paure e, se necessario, a chiedere l’aiuto di un professionista.

L’ansia sociale è una condizione che può influire profondamente sulla vita di chi ne soffre, specialmente in età adolescenziale, quando le esperienze sociali e scolastiche rappresentano una parte fondamentale dello sviluppo. Tuttavia, con il giusto sostegno e con strategie di gestione adeguate, è possibile superare questa paura e imparare a convivere con le proprie insicurezze, trasformandole in un’occasione di crescita e di consapevolezza, accogliendo in modo compassionevole le proprie imperfezioni che ci rendono umani ed unici.

In questo modo, giovani come Sofia possono sentirsi meno soli e imparare a vivere le sfide della quotidianità con maggiore serenità e fiducia. Purtroppo a volte la comunità educante pecca di comprensione e accoglienza di queste difficoltà rendendo più difficile e traumatico un passaggio complesso della vita contribuendo involontariamente a creare un disagio intenso e per lungo tempo nella vita di una persona. 

Una società che ritiene assolutamente importante l'essere sempre brillanti, interessanti, il non dover fare errori o fallire, è una comunità che educa involontariamente a quelle convinzioni disfunzionali alla base della cosiddetta ansia sociale e alla non accettazione di sé.

(immagine post di James Dryden)

Lettura consigliata:

Quaderno di esercizi per vincere l'ansia sociale












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