Ecoismo: evitare le proprie necessità per non disturbare gli altri

marzo 08, 2023

Ecoismo e Narcisismo _ Cos'è l' ecoismo? La paura di essere speciale, di chiedere aiuto e attenzioni nel momento del bisogno. La paura di essere abbandonati - tempodellessere


Nel libro: "Che c'è di male nel sentirsi speciali? Trasformare il narcisismo in un vantaggio per sé e per gli altri", dello psicoterapeuta Craig Malkin, oltre a parlare del Narcisismo, viene per la prima volta trattato l'Ecoismo. Quest'ultimo non è una patologia o una sindrome, ma solo una modalità di organizzare la propria personalità, le relazioni con gli altri ed il modo di vivere. Come il narcisismo, l'ecoismo può causare molta sofferenza, in primis a noi stessi, e spesso sono proprio gli ecoisti le vittime privilegiate dell'egoismo e della prevaricazione dei narcisisti. Entrambi, comunque, due facce della stessa medaglia.

Il termine ecoista deriva dal nome della ninfa Eco, che nel mito, si innamorò perdutamente di Narciso, il quale non solo non la contraccambiò, ma la derise per il suo amore. 

Ecoismo e Narcisismo_ tempodellesere_Che c'è di male nel sentirsi speciali?

Malkin, nel suo libro, riporta varie storie dei suoi pazienti, tra cui quella di Mary, una donna di trentacinque anni, soprannominata dai suoi amici "l'ascoltatrice", poiché se qualcuno aveva bisogno di raccontare un problema, lei era sempre disponibile.  Mary sta però attraversando un momento difficile della sua vita, forse perderà sia il lavoro che la casa, dei cambiamenti che mai avrebbe voluto.  

M.: "Non ho alcuna idea di quel che voglio fare," ha ammesso. "Di solito posso gestire incertezze come questa, invece ultimamente mi sento molto più tesa. Mi sento in trappola, sono angosciata."
Nessuno nemmeno il suo compagno, riusciva a capire fino a che punto arrivasse il turbamento che provava. Non glielo avrebbe mai detto. Invece, passava un periodo in cui, per usare le sue parole, "scompariva". 
" Che cosa le rende difficile parlare con il suo ragazzo e con i suoi amici di tutto questo?" le ho chiesto.

"Non lo so...Ho paura di allontanarli. Non voglio che pensino che non so cavarmela da sola. Non voglio che pensino che sono in difficoltà."
"E invece va tutto bene se sono loro ad avere bisogno di lei?"

"Le regole sono diverse," mi ha risposto sorridendo. "Non so spiegare perchè."
"La sua regola principale," ho osservato, "è stata piuttosto singolare: cercare di non aver bisogno mai di nulla. Come se, non manifestando aspettative e desideri, chiedendo di meno, si potesse guadagnare la fiducia e l'amore degli altri. Ma adesso che avrebbe bisogno di qualcosa di più, ha paura che le persone con cui è in rapporto non possano gestirlo. Per questo è così turbata. Ha bisogno di un po' di attenzione speciale, per una volta, ma ha difficoltà a chiederla."

 

Gli ecoisti si concentrano sempre sui bisogni degli altri, come strategia inconscia per non essere abbandonati. Credono che meno spazio occuperanno con le loro preoccupazioni e bisogni, più saranno amati. Non vogliono essere notati per quello che fanno per gli altri, per l'essere partner che danno sostegno, lavoratori produttivi e ascoltatori attenti. Il sostegno che danno è unidirezionale, non c'è reciprocità nelle loro relazioni, si ha la sensazione di avere bisogno di loro più di quanto loro abbiano bisogno di noi. Preferiscono essere il terapeuta perché li distoglie dai propri desideri e aspettative. Sono sempre timorosi di superare il confine che li separa dall'egoismo e stanno quindi molto attenti a quello che chiedono, è lecito per loro chiedere solo piccole cose.

Possono sentirsi felici e soddisfatti dei propri amici e partner per lunghi periodi, ma i problemi sorgono quando iniziano a volere di più. 

Non gli basta più essere quelli che ascoltano e sostengono, ed allora subentra il PANICO. Un particolare panico, quello del bisogno. Per persone che hanno il terrore di avere necessità di qualcosa dagli altri, l'aumento del desiderio di ricevere sostegno, comprensione e conforto può portarle a tentativi frenetici per sentirsi meglio, come telefonate nel cuore della notte, sms continui, richieste di incontri più frequenti. 

Nello stesso tempo però si sentono attanagliate da un profondo senso di colpa per quelle esigenze improvvise. Un turbamento che non dà loro pace. Non hanno le idee chiare in questi momenti di panico da bisogno su cosa veramente potrebbe aiutarle. Dopo aver passato tanto tempo ad evitare i propri bisogni e desideri, non sanno più cosa chiedere, come e a chi chiederlo. Hanno evitato per anni un'attenzione speciale, quella cercata invece spasmodicamente dai narcisisti. Una volta passata la crisi, scivolano di nuovo nel loro modo di evitare i propri bisogni, di non disturbare, di non esserci.

L'ecoista ha interiorizzato il divieto a sognare, a desiderare e ad essere speciale come se questi fossero peccati di superbia ed egoismo. Ma il concedersi di sognare, di desiderare e di volere che qualcuno ci faccia sentire speciali, generano a loro volta amore verso noi stessi, quell'amore fondamentale per amare veramente l'altro da sé, senza la paura dell'abbandono o di disturbarlo. 

L'amore si fonda sulla reciprocità, altrimenti non fiorisce. Ed allora per le persone Eco è fondamentale andare ad annaffiare ogni giorno i propri bisogni, l'amore e l'ascolto per se stesse.

Iniziare a  prendersi cura di sé perché si è un essere speciale.

Per chi le circonda, la pazienza e l'ascolto, anche del loro silenzio, è la presenza amorevole necessaria per aiutarle a riscoprire le proprie necessità e ad esserci veramente nel rapporto. 

E' un lavoro lungo e continuo quello dell'ecoista, come d'altronde quello del narcisista, per recuperare la sua voce, che come alla ninfa è stata tolta da determinate condizioni famigliari o ambientali, che hanno vietato di riconoscersi come esseri speciali. Il problema, infatti, non è sentirsi speciali, ma volere essere gli unici ad esserlo, come avviene per il narcisismo disfunzionale. 

Il riconoscerci tutti, gli uni con gli altri, le une con le altre, come esseri speciali e amabili, è il percorso che porta alla reale comprensione e compassione per sé come per gli altri, a quella reciprocità che fa fiorire l'amore.


Il mito

Narciso, figlio della naiade Liriope e del dio fluviale Cefiso, fin dalla nascita fu di grande bellezza. Un giorno, sua madre interrogò l'indovino Tiresia, per sapere se il suo bambino avrebbe avuto una vita lunga, egli rispose di sì, ma ad una condizione: che non conoscesse se stesso. Una volta diventato adulto le sue sorti si intrecciarono con quelle della ninfa Eco che nel comunicare poteva ripetere solo le ultime parole dell'altro. Tale condizione era il castigo di Era, dalla stessa Eco più volte ingannata: la dea avrebbe potuto sorprendere il marito Zeus amoreggiare con le altre ninfe, ma Eco tratteneva la sposa Celeste, su richiesta di Zeus, con lunghi discorsi, aspettando che le compagne fuggissero. Infatti Eco tra tutte le ninfe incantava con i suoi discorsi e la sua voce, dote che Zeus sfruttò a suo favore. Quando, tuttavia, Era si accorse del tranello, punì proprio la lingua che tanto a lungo l'aveva imbrogliata: da quel momento, Eco non potè più parlare, ma soltanto ripetere le ultime parole udite.
Un giorno vagando per la campagna, la ninfa si imbatté in Narciso ed incominciò a seguirne i passi: più gli si avvicinava, più si accendeva d'amore, ma data la sua condanna, non riusciva a chiamarlo.
Aspettò che lui stesso parlasse:  "Qualcuno c'è ?"
 "Qualcuno c'è?",
 aveva risposto Eco. 
Il giovane, stupito, si guardò intorno, ma non vide nessuno: "Vieni!"  "Vieni!"
"Perché mi fuggì? " "Perché mi fuggi? "  "Incontriamoci qui!"  "Incontriamoci qui!"
Traboccante di gioia per l'invito, Eco uscì dalla selva in cui si nascondeva e gettò le braccia al collo del suo amore. Narciso, tuttavia, ebbe subito in orrore la ninfa e la respinse malamente fuggendo ed esclamando: "toglimi le mani di dosso! Che io muoia, prima che tu possa possedermi!". 
Eco, col cuore spezzato, schiava del suo antico castigo, potè rispondere soltanto "che tu possa possedermi! ". 
Da quel momento, visse in solitari recessi, nascondendo, per la vergogna, il viso tra le foglie. Purtroppo il suo amore continuò a crescere, alimentato dal dolore del rifiuto, fino a consumare le sue carni: rimasero solo la voce, che in eterno ripete ciò che sente, e le ossa, che divennero pietre.
Narciso aveva disprezzato l'amore anche di altri ninfe e di altri giovani; tra questi (secondo alcune versioni del mito, dalla stessa Eco), uno lo maledisse, augurandogli un'uguale passione non corrisposta, così da poter sperimentare la sofferenza che lui stesso generava nel prossimo.
Tale preghiera fu esaudita da Nemesi, che punì il tracotante ragazzo. 
Un giorno, giunto presso una fonte incontaminata e stanco per la caccia, vi si avvicinò per ristorarsi. Un fulmine, improvvisamente squarciò il suo cuore: bevendo, si innamorò perdutamente del riflesso di sè proiettato sull'argentea superficie, credendo, tuttavia, di avere davanti agli occhi un corpo e non un'ombra. Contemplava, ardente di desiderio, i suoi occhi, le sue chiome, le sue gote, le sue labbra. 
Ammirava ed era ammirato. Cercava, invano, di baciare e abbracciare la sua immagine.
Disperato, si lasciò morire, mentre sognava di amare se stesso.

 Il suo corpo si tramutò in un fiore giallo oro al centro, con una corolla di petali bianchi. Si narra che la sua anima, attraversando lo Stige, per raggiungere il regno dei morti, si affacciò dalla barca di Caronte per specchiarsi nelle acque del fiume, nella vana speranza di rivedere se stesso, il suo più grande amore.

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