Adattamento creativo

maggio 22, 2022

adattamento creativo-autoaccettazione - Gestalt therapy

Pensiamo, spieghiamo e proponiamo spesso una forma di adattamento (psicologico e sociale) come fosse un dovere schematico, uguale per tutti, per la salute dell’individuo e della società.

Nella pratica della Terapia della Gestalt, invece, si accompagna la persona “a scoprire e sviluppare il proprio margine di libertà, il proprio personale stile di vita nella sua specificità e originalità”.

Gianni Rodari-Il dromedario e il cammello-filastrocca

Una volta un dromedario,

incontrando un cammello,

gli disse: – Ti compiango,

carissimo fratello;

saresti un dromedario

magnifico anche tu

se solo non avessi quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose:

– Mi hai rubato la parola.

E’ una sfortuna per te

avere una gobba sola.

Ti manca poco ad essere

un cammello perfetto:

con te la natura

ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela

durò tutto una mattina.

In un canto ad ascoltare

stava un vecchio beduino

e tra sé, intanto, pensava:

“Poveretti tutti e due,

ognun trova belle

soltanto le gobbe sue.

Così spesso ragiona

al mondo tanta gente

che trova sbagliato

ciò che è solo differente!”


Il termine adattamento, nella Terapia della Gestalt, è sostituito con adattamento creativo, una forma di interazione con l’ambiente unica e irripetibile per ogni individuo, in cui si riconosce e si “valorizza il diritto alla diversità”, e a vedere il vero adattamento anche nella capacità di inventare nuove norme piuttosto che solo adeguarsi a quelle esistenti.  La storia di ogni individuo è una storia fatta di ostacoli, complessità e bellezza, un percorso. 

L’incontro terapeutico è vissuto come un riconoscersi di storie uniche, estranee ad ogni teorizzazione, secondo l’ottica esistenzialista e un approccio olistico all’individuo, che si intrecciano creando un nuovo tutto, che è sempre parte di un altro tutto, in uno scambio intersoggettivo, piuttosto che in un incontro asimmetrico, dove uno pretende di sapere più dell’altro, come due compagni di un viaggio, piuttosto che un medico e un paziente.

Si lavora insieme creativamente “per favorire un contatto autentico con gli altri e con se stessi cioè un adattamento creativo all’ambiente unitamente ad una presa di coscienza dei meccanismi interiori”.  La Terapia della Gestalt si pone in questo modo come una scienza della complessità, olistica, che si allontana dal paradigma cartesiano – newtoniano, riconoscendo l’importanza di un processo conoscitivo che comincia dalla sintesi anziché dall’analisi, mettendo in discussione le leggi della causalità e concentrandosi sul qui ed ora, sull’adesso e il come, invece che sul perché: non “cercare il perché dei disturbi nel passato (prospettiva causalistica)”, ma interrogati “sul fatto che vengono conservati, sul per ché, sui benefici secondari apportati o alimentati dalla malattia.”

Fritz Perls-adattamento creativo


“Tutto è quello che è, non un'altra cosa” 

inclusi noi stessi.

“Nel calore del contatto creativo  l'individuo dice: E' questo e non è quello” 
Questo calore permette di crescere, assimilare e trasformare, come in un'opera alchemica, è la conseguenza di un contatto creativo che unifica e crea identità, nell'interazione organismo/ambiente: restaurazione, procreazione, memoria, imitazione, abitudine, identificazione sono tutti il risultato di un adattamento creativo, del lavoro creativo del sé. 
Com'è il calore di un contatto creativo? 
Nasce probabilmente da quella prontezza che permette di avvicinarsi all'altro, all'ambiente, con spontaneità, con quello che c'è ora, in cui si vede, si tocca, si sente cosa c’è ora, in questo momento. 

Esistenzialismo-Sartre


Le radici dell’adattamento creativo si trovano nei fondamenti che la Gestalt condivide con l’Esistenzialismo filosofico, quali:
  • “la singolarità dell’esperienza umana, mai completamente assimilabile a modelli generalizzati di riferimento”;  
  • il primato del vissuto concreto; 
  • la responsabilità e possibilità di scelta individuale nello svolgersi della propria vita 
Accettare quello che siamo e il perseguimento di quello che possiamo essere implica un’inevitabile tensione verso il cambiamento, non come nell’ottica comportamentista che lo vuole indurre secondo un suo schema e sistema di valori, ma come un’autoaccettazione paradossale con la quale ci si autorizza ad essere quello che si è, svincolandosi dall’incantesimo di non poter essere altro che quello che gli altri pretendono che noi siamo.



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